Quello che il progetto non dice
Reso abitabile ciò che non era, ho atteso che questo lavoro si raffreddasse e che la casa fosse “contaminata” dalla vita.
Adesso possiamo scattare qualche foto.
Durante le riprese ho la sensazione che la scena sfugga all’inquadratura come fa un anguilla tra le mani e per quanto ci si sforzi di mettere in posa la casa, le variazioni dello spazio rimangono sardonicamente ineffabili: non capisco se è una debolezza o un punto di forza.
Mi sovvengono alla mente tutte quelle ore impiegate alla rinuncia dell’invenzione e dell’originalità in favore di un dettaglio ben risolto, eppure sento, di non avere rinunciato alla creatività. Noi ci sentiamo creativi quando riusciamo ad intercettare un bisogno e lo trasformiamo in opportunità.
Adesso che con incoscienza scrivo, penso alla fatica del leggere e all’attenzione che richiede. Io, quando leggo, non vedo parole ma persone, cose e paesaggi. Cos’è allora progettare se non disegnare la traccia dei nostri pensieri che mettono insieme proprio le persone e le cose, sullo sfondo di un paesaggio che coincide quasi sempre con l’imprecisione della vita?