Il nuovo showroom Longho è nato dalla collaborazione con l’architetto Nicola Gallizia e l’architetto Michele Longo.
Lo spazio, distribuito su due livelli, è disciplinato in favore di un luogo rassicurante, in cui la bellezza degli oggetti e degli ambienti si fondono senza mai imporsi l’uno sull’altro. Con le spalle rivolte alla via Libertà le nuove ‘’stanze’’ si rivelano attraverso le ampie vetrine sulla strada attirando lo sguardo del visitatore e invitandolo ad entrare.
La decorazione delle superfici espone al rischio di una percezione superficiale, ma la paziente costruzione è stata possibile grazie al progetto, alle scelte, allo studio di ogni incontro tra linee e materiali, tra funzione e accadimento, tra singolo e universale: adesso il labirinto ha una sua architettura scandito dalla imprevedibilità del suo percorso.
Pochi sono i materiali utilizzati: il rovere grigio per i rivestimenti di alcune pareti che si fondono con le porte costruite su misura; l’ottone, distanziale raffinato e impercettibile che stacca il pavimento dalle pareti perimetrali; il metallo nero che riveste le pareti delle scale di collegamento tra i piani e la facciata esterna risaltando il contenuto e il contenitore; per il pavimento e alcuni rivestimenti, abbiamo scelto il grigio di Billiemi: un chiaro rimando alle basole delle strade di Palermo, ad alcuni dei suoi monumenti e alla familiarità dei luoghi. Al piano seminterrato, i piccoli giardini verticali, riqualificano i cavedi perimetrali dell’edificio; non si tratta di una trovata ecologista à la page ma è la soluzione alla necessità di valorizzare uno scarto edilizio che da scarto diventa protagonista; è l’intenzione di creare un nuovo paesaggio, un rapporto tra interno ed esterno dove solo in apparenza non c’era.
L’uso delle piante rimanda alla dimensione cronologica e atmosferica del tempo in cui la luce riverbera tra le foglie invadendo inaspettatamente l’interno come la nebbia silenziosa all’interno di una basilica; è la temporanea presenza del vento che mette in disordine le foglie; è la natura che non è mai morta quando è ben rappresentata. Per noi è l’architettura che diventa l’elemento primario in cui si innesta la vita rifiutando la parodia di se stessa.